domenica 23 febbraio 2014

IN CINA SUL TRENO A VAPORE

   
   
Tecnici italiani e cinesi davanti al treno a vapore
La zona industriale era servita da un raccordo ferroviario e giornalmente vi transitavano dei treni merci, qualche volta con locomotore diesel, altre a vapore. Quando sentiva il caratteristico sbuffare, uno dei nostri, appassionato, mollava tutto e usciva a godere dal vero ciò che a lui era concesso solo in modelli. Si fermava a guardare per qualche minuto e poi, con un velo di tristezza, tornava al lavoro. La cosa non era sfuggita a uno dei responsabili locali. Un giorno la vecchia locomotiva, senza vagoni, venne a fermarsi proprio davanti alla “nostra fabbrica” e lanciò un fischio assordante. L’appassionato di treni si precipitò fuori e noi con lui. Quando ci vide, il macchinista fece cenno di salire. Dietro di noi il capo reparto cinese ci esortava e spingeva con le mani aperte, come fanno le maestre quando incitano gli scolari a entrare in classe.
Rotti gli indugi, montammo su quell’ammasso di ferraglia nera.  Il macchinista tirò ancora l’asta del fischio, l’aria fu lacerata dal sibilo assordante e dagli sbuffi di vapore. Poi azionò in modo coordinato altre due manovelle e partimmo sommersi dal clangore. La locomotiva si mosse piano, poi accelerò in modo incredibile e prese a filare veloce tra gli stabilimenti per uscire infine nella campagna. Dietro avevamo solo il tender porta carbone, aperto verso la cabina. A un cenno del caporeparto il macchinista consegnò la pala all’appassionato, aprì il focolare e il nostro vi riversò dentro quattro generose palate. Tornammo dopo una mezz’ora, felici come bambini, in particolare il fuochista che disse soltanto: “La racconterò, questa, ai miei amici modellisti”.

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